![in the book of the heavenly cow in the book of the heavenly cow](https://images-na.ssl-images-amazon.com/images/I/518zspcShlL._SY346_.jpg)
Pur nella varietà, è interessante domandarsi se vi fossero figure divine o demoniche scelte più frequentemente, scene mitologiche o vignette del Libro dei Morti preferite come garanzia indispensabile per sopravvivere alla morte. Senza dubbio la straordinaria ricchezza testuale e iconografica della letteratura funeraria egiziana, alla quale si poteva attingere nel III Periodo Intermedio, permetteva di ricreare su papiro l’immagine di un Aldilà ‘su misura’ verso cui andare incontro pronti ad ogni evenienza.
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Dalla creatura alata con corpo di leonessa e testa di ippopotamo, che ricorda la “divoratrice dei morti” della psicostasia, ma che qui è definita “dio grande, signore del cielo”, ai serpenti eretti che suddividono le scene come nei Libri dell’Aldilà di Nuovo Regno, il papiro fiorentino rappresenta uno spunto interessante per cercare di interpretare i presupposti mitologico-religiosi che davano vita alle composizioni estremamente originali di tale categoria di testi funerari. La sua qualità, infatti, dipende soprattutto dal repertorio iconografico, messo in luce negli ultimi anni in varie mostre nazionali e internazionali.
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Apparentemente di relativo interesse dal punto di vista testuale, si tratta comunque di un esempio ben conservato dei circa trenta raggruppati da Niwinski (Studies on the illustrated Theban funerary papyri…) nella categoria dei papiri con allusioni figurative al Libro dei Morti. Nell’edizione del testo geroglifico, pubblicata dall’egittologo nel volume dei Mythological Papyri del 1957, si leggono ripetitive formule d’offerta, rivolte dalla defunta alle divinità raffigurate. Il Museo Egizio di Firenze possiede dal 1824 il papiro funerario della suonatrice di Amon Cesmehed-Khonsu, incluso da Piankoff fra i cosiddetti ‘papiri mitologici’ della 21.